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domenica 14 settembre 2014

Dcode 2014: dal playback de LaRoux al "conciertazo" di Beck

Alle 4 e 30 di questa mattina si concludeva la quarta edizione del Dcode, il festival madrileno più importante che chiude la stagione musicale estiva massiva del 2014.
Quest'anno, a dispetto di una line up non eccessivamente brillante e più vicina ad un festival di serie B come il SOS o il Low, sono evidenti i miglioramenti  a livello strutturale rispetto alla scorsa edizione indimenticabile per le file smisurate ai pochissimi bagni del recinto.
Innanzitutto lo spazio è molto più grande grazie all'annessione di una nuova area dedicata alla ristorazione, altro punto critico del festival nelle passate edizioni, ed è stato raddoppiato il numero dei  bagni e servizi presenti nell'evento.
Si è criticato che il festival è troppo caro per la line up che presenta ogni anno e per questo non decolla definitivamente. Io sinceramente non sono d'accordo; prima di tutto bisogna  ridursi all'ultimo  per arrivare a pagare 60 euro, che è il prezzo definitivo del festival; uno ha sempre la possibilità di comprare il biglietto fino a 2 settimane prima del festival a 50 o a 40 euro. Questa cifra per una dozzina di concerti considerando che è madrid mi pare accettabile dato che in questo caso non valgono le comparazioni con Murcia, Arenal o Low. Il trasporto e l'alloggio non sono gratis.
Il Dcode è un festival per la gente di Madrid con una lineup più modesta rispetto a Bilbao, Benicassim o Barcelona ma non si può chiudere un occhio sul fatto che questi festival più potenti   costano una media di 70 euro a notte.
Io ho un'altra critica personale: il tratto con gli accrediti stampa, semplicemente un caos. Fino a un'ora prima dell'inizio dei concerti ancora arrivavano email sullo stato della richiesta teoricamente "accettata" con una email di conferma che non apriva proprio l'accredito! E così', come ogni anno, meno male che m'ero comprata il mio biglietto a 40 euro.. perché sarei potuta stare fino alle 2 di mattina aspettando che qualcuno mi rispondesse.
Dopo queste premesse andiamo al festival vero e proprio. Rispetto all'anno scorso si nota un'affluenza minore, molti più metri quadrati per assistente e un'atmosfera molto migliore.
A noi il Dcode piace, e molto. Da 4 Anni è il festival imprescendibile a cui andare, e da quando l'hanno spostato a settembre è una tappa imperdibile per chiudere la stagione festivalera.
Arriviamo quando sul palco sta per finire di suonare Russian Red, l'artista madrilena che quest'anno ha presentato un album decisamente più interessante del precedente "Cooper" ma in ogni caso non abbiamo la minima voglia di vedere una moderna che sceglie il suo nome in base a una tonalità di rossetto. Purtroppo il mio odio a Russian Red è superiore a qualsiasi obbietività o critica musicale.
Il vero rammarico è non essere arrivati a tempo per Royal Blood.
Alle 21 e 15 è il turno di Jake Bugg, anche in quetso caso ci dedichiamo di più a vedere la nuova disposizione della zona dei food trucks che al concerto.

Rollingstone.es
E finalmente alle 22 e 30 inizia Beck. Io ho ascoltato molto il Midnite Vultures, l'Odelay e il Mutations e a suo tempo l'artista mi piaceva tantissimo ma riconosco che non andavo con le migliori aspettative al concerto. E mi sbagliavo di tanto, Beck è incredibile sul palco, a differenza delle mie aspettative non mi sono annoiata un secondo ed è stato veramente uno spettacolo pieno di adrenalina e divertimento.
Passiamo quindi a Vetusta Morla che come sempre dal vivo spaccano anche se non son il gruppo di mio massimo gradimento. Copenaghen live continua ad essere sempre una grandissima canzone, e il gruppo in concerto rende 50000000 di volte meglio che in disco.
La Roux un grandissimo bluff. E' evidente il playback durante il cocnerto e se davvero non era playback mi scuso per il cattivo pensiero. La mia domanda è...ma come si puoà andare a tutti i festival quest'anno con questo spettacolo che sinceramente provoca imbarazzo per chi ti guarda?
Peccato , percheè un paio di buone canzoni il gruppo ce l'ha, ma puzzava troppo, troppo, troppo di playback.
Ed ecco i Chvrches, insieme a Beck, la grandissima sorpresa della serata. Il gruppo che in disco suona tutto uguale, dal vivo riempono di più le canzoni e hanno una grandissima forza trascinando il pubblico. Senz'ombra di dubbio la grande sorpresa del Dcode 2014.
E ballando al ritmo dei Digitalism si chiude questa quarta edizione del Dcode, che è stata molto ma molto meglio di come ce l'aspettavamo vedendo la lineup.
Il Dcode è un festival da ripetere ogni anno senz'ombra di dubbio.





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