A Madrid la musica per eccellenza è indie, e il grande
gruppo indie spagnolo, progenitori di tutti I successivi, è Los Planetas.
Malgrado sia difficile immaginarlo, l’indie spagnolo è in
pieno fermento e ci son decine e decine di gruppi più o meno famosi o già
consacrati, come Vetusta Morla, Love of Lesbian, Lori Meyers, Mendetz, La
CasaAzul etc etc;
caso a parte sono i Delorean, i miei preferiti. Uno dei
pochi gruppi che preferisce l’inglese (assieme ai Mendetz) e quasi l’unico che con
la sua elettronica ha attraversato le frontiere iberiche.
La cosa curiosa è che il 90% di questi gruppi ha origine nei
Paesi Baschi o in Barcellona, mecca dell’elettronica, ma proprio per questo motivo
negli anni in cui io ho vissuto nella città catalana non ho mai sentito parlare
di nessuna delle band sopracitate.
Dorian è un gruppo indie electropop originario proprio di Barcellona, con in attivo 3 album
di discreto successo in tutta la
penisola Iberica.
Sinceramente è un gruppo, che se fosse italiano è probabile che non
ascolterei, ma
devo riconoscere che da quando mi son traferita a Madrid,
già li avrò visti dal vivo perlomeno 7 o 8 volte negli ultimi 3 anni.
I testi sembrano più adatti ad un pubblico adolescente, ma
per lo stile di musica electropop, hanno un pubblico più vicino ai “gafapasta” (radicalchic) del Primavera Sound
che alle adolescenti di Federico Moccia e gli Zero Assoluto.
Il grande boom è arrivato con il secondo album “El futuro no
es de nadie” e il brano “Cualquier otra parte”, un vero e proprio inno generazionale dei venticinquenni
spagnoli, canzone che mi ha permesso conoscerli e che dopo averla ballata notte
dopo notte nelle discoteche indie madrilène è diventata un classico anche per
me.
Il precedente riferimento a Moccia non è casuale: I brani
portanti del terzer album “La ciudad subterranea” fanno parte
della Colonna Sonora del discutibilissimo remake spagnolo “Tres metros sobre el
cielo” (addirittura peggio dell’originale) ma la cosa non ha influito su un
peggioramento del target di riferimento del gruppo (diciamo che “Incantevole”
dei Subsonica è stata centomilioni di volte più dannosa per Casacci) e proprio
una di queste due canzoni “La tormenta di arena”, a mio parere è una grande
hit.
E' una
canzone che ha qualcosa, e anche se facile come testo, io la considero una delle mie
canzoni preferite spagnole.
Ho assistito a differenti live del gruppo, e in
un paio d’anni posso dire di averli visti progredire. Il cantante Marc Gili è migliorato
decisamente rispetto ai primi concerti visti, lasciando da parte l’aria da
chulo (uno che se la tira) e avvicinandosi più al pubblico.
Malgrado non abbia una grandissima presenza vocale, per il loro stile di musica ci sta tutto.
Malgrado non abbia una grandissima presenza vocale, per il loro stile di musica ci sta tutto.
Da una parte mi ha conquistato anche la
decisione di utilizzare come intro all’encore negli ultimi concerti una versione
di “A forest” (Grazie Robert di esistere)… anche se il risultato non è perfetto, l’intenzione è buona.
L’ultimo concerto a cui ho assistito è stato a novembre passato nella Sala Joy Eslava di Madrid, la partecipazione del
pubblico e l’interazione migliorata del cantante mi ha lasciato un buon ricordo
e spero vederli presto in qualche festival estivo; non so esattamente cosa hanno, ma hanno qualcosa che me li fa preferire di molto al resto delle altre proposte spagnole.
Secondo me, meritano molto, ma molto più successo loro, che i Vetusta Morla.
Secondo me, meritano molto, ma molto più successo loro, che i Vetusta Morla.
Setlist della gira final de “La ciudad
subteranea”
1.
Veleros
12. La Noche Espiral
13. La Mañana Herida
15. Encore:
19. La Tormenta de
Arena
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